· 

Igor, attivista per la multiculturalità

Di Fiore Manzo

Igor Stojanovic è un’attivista di origine Rom, nato a Kragujevac in Serbia. Dal 1986 , abita a Torino, città che ama. Ha conseguito il diploma professionale come meccanico, scelta che scaturisce della sua passione per i motori, e successivamente ha seguito dei corsi per lavorare in ambito sociale come mediatore culturale e operatore antidiscriminazione. Si definisce cittadino del mondo, e sull’appartenenza etnica dichiara: “per me essere rom è un orgoglio”. Continua raccontando della sua crisi identitaria specificando che: “da una certa età i giovani immigrati hanno vere e proprie crisi d’ identità. Penso che in Italia e in altri pochi paesi europei essere rom è un peso per colpa dell'antiziganismo”. Specifica che, “ la cultura romanì, in gran parte, in Italia non è quella con i valori di quando gli avi sono giunti dai Balcani, per colpa dei modelli sbagliati dì integrazione. In Italia, le giovani generazioni, non hanno un modello sano da imitare, sempre per colpa dell’apartheid etnico nei nostri confronti. I valori di un tempo non sono più fondamentali per la nostra rigidità culturale come dovrebbe essere “.

La sua associazione di riferimento è i “Rom per il futuro” (romano’ pala tetehara). Nello specifico dice:

“sono cresciuto con le iniziative dell’ Opera nomadi di Torino ma ora, da adulto, mi baso su quello che mi ha trasmesso la fondazione romani, che sono contento di aver conosciuto, perché mi hanno trasmesso certe cose che non ci pensavo o che davo per scontato”. Igor si sta occupando di inclusione sociale e antidiscriminazione con il nodo della Regione Piemonte e della città metropolitana e stanno, anche, affrontando la “grandissima sfida” del superamento dei “campi nomadi”. Sui “campi nomadi” tiene a precisare che è contrario ed è a favore del superamento. Superamento che avvenga con proposte alternative da attuare e non con la ruspa ! Ma è a favore di un superamento che richiede delle soluzioni non differenziate e l ‘autodeterminazione dei “fratelli e sorelle rom e anche non rom”. Igor ha vissuto pochi mesi in un campo nomadi appena arrivato in Italia. Li definisce un crimine contro l’umanità nel 2019. Il superamento, come accennato, può avvenire con l’autodeterminazione delle comunità romanès nei campi stessi.? Con il comune di Torino stanno preparando dei progetti e confrontando le idee con altre realtà. Sulle tradizioni della sua comunità romanì specifica: “non mi faccio problemi con la rigidità culturale perché la cultura è fatta di tasselli che si incastrano e certi tasselli li ho presi dalla cultura ospitante e dall’ambiente nel quale sono cresciuto cioè un portone a Torino centro con più di 50 etnie”.

Sull’attivismo per il suo popolo fa quello che riesce, ovvero, inserimenti lavorativi e aiuta i giovani a non soffrire per l’ostilità che c’è fuori dai “campi nomadi”. Per quanto riguarda le discriminazioni confessa che lo è stato, in particolare, quando si presenta come appartenente alla minoranza romanì. Per superarli c’è bisogno di informazione e conoscenza reciproca. È necessario imparare ad ascoltare ed imparare l’uno dall’altro. Il fine è essere considerati cittadini come gli altri ed essere, soprattutto, uniti alle altre minoranze.

 

 

Da Il Meridione 13/02/2019

Scrivi commento

Commenti: 0