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Il lavoro la chiave per l’integrazione

Ne parliamo con Badema Ramovic , da anni abitante in Italia

Di Fiore Manzo

 

 

Badema Ramovic è una romnì Montenegrina ventinovenne che abita da diversi anni in Italia.

Ha vissuto per diciassette anni a Reggio Calabria e gli ultimi tre a Roma, dove per vivere, pagarsi le spese dell’affitto, lavora come assistente anziani e bambini con gravi problemi di salute. Diplomatasi in Ragioneria Informatica Programmatore, presso l’istituto Tecnico Raffaele Piria di Reggio Calabria racconta che nella sua vita ha sempre lavorato, ed è stata la chiave che l’ ha portato ad integrarsi. Come si definisce? “Direi, combattente,si perché per ottenere e raggiungere degli obiettivi combatto finché non ottengo ciò che voglio, e non bisogna mai arrendersi alle prime difficoltà”. Sull’evoluzione delle donne Rom spiega: “oggi le donne rom, la maggior parte, abbiamo acquisito la nostra libertà; la libertà di scegliere, di decidere per noi stesse, per il nostro avvenire, cosa che un tempo non era possibile”. Continua spiegando come un tempo alcune donne rom, vivevano una realtà diversa: “Perche’, le romnia di un tempo dovevano stare chiuse in casa, pulire, cucinare, badare ai figli, e non potevano nemmeno lavorare, oggi invece nel mio paese la maggior parte lavorano, hanno le loro piccole attività commerciali”. Badema racconta anche dell’associazione alla quale è legata, ovvero, Rowni Onlus presieduta dalla dott.ssa Saska Jovanovic, che ha il compito di combattere per il diritto delle donne Rom in Italia. Prosegue con

l’impegno personale per il suo popolo: ”Molti mi dicono che sono una non rom perché tendo ad essere autocritica verso la mia gente. Lo faccio, per permettere loro di migliorarsi e non sbagliare più. Autocriticarsi aiuta a crescere ancora di piu’, d’altronde, come si dice, sbagliando s’impara. A differenza di molti, io sono stata più fortunata, in quanto con la mia famiglia, non abbiamo mai vissuto in un campo, questa parola non la conoscevamo nemmeno, fin quando una volta arrivati qui, molti ce ne hanno parlato”. Sui campi nomadi dice.: “Sono contraria, e vanno superati. Certo non è facile, perché ormai la gente ti vede solo come un rom sporco, delinquente, ladri di ogni cosa”. Su cosa fare è certa che “Bisognerebbe cercare di creare un qualcosa che possa far sì che i rom possano riuscire a vivere dignitosamente, con un lavoro onesto, pagandosi l’affitto le tasse. Finché ci vedranno così, anche una volta fuori, non potremmo mai superarli. I pregiudizi vanno combattuti, ma come? Con l’istruzione, con il lavoro, con l’integrazione, e basterebbe solo che le persone non rom, ci vedessero con occhi diversi, per potersi fidare e diventare un’unica comunità”.

 

Da Il Meridione 30/01/2019

 

 

 

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